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LE MELE MARCE SIAMO NOI
Stupisce lo stupore con cui è stata accolta dai media la notizia dello “scandalo” di Bruxelles. “Ohibò, proprio nella sede dei diritti comuni – strillano scandalizzati i nostri pennivendoli – là dove dovrebbe regnare la democrazia più cristallina, ecco che si palesano invece storture e corruzione a livello sudamericano” .
Ed ecco partire la solita operazione di “damage control” mediatico, nella quale si cerca immediatamente di archiviare il problema con la solita scappatoia delle “mele marce”.
Quando scoppiò lo scandalo di Abu Grahib, il Pentagono fu velocissimo ad additare “alcune mele marce”, evitando così al mondo di scoprire che invece si trattava di un sistema vero e proprio, basato sulla violenza e la sopraffazione, che era stato addirittura codificato nero su bianco dal ministro della difesa Rumsfeld, nel famigerato documento Copper Green.
Quando negli anni 90’esplose lo scandalo dei preti pedofili in America, si parlò – anche lì – di “alcune mele marce”, e ci si affrettò a nascondere sotto il tappeto tutte le indicazioni che suggerivano che si trattasse invece di un sistema marcio alla radice. Un sistema fatto non solo di abusi, ma anche e soprattutto di coperture, da parte degli alti ranghi della Chiesa. E ancora oggi, grazie alla complicità dei giornalisti “distratti”, non si è riusciti a conoscere le vere dimensioni del problema della pedofilia nella Chiesa.
E così accade ogni volta che scoppia uno scandalo “inaccettabile” per la nostra società di benpensanti: la nostra stessa natura si rifiuta di credere che viviamo in un mondo marcio alla radice, e tutti noi accettiamo benvolentieri le “spiegazioni” generiche che tendono a ridurre il problema a qualcosa di locale, e non di sistemico.
La società occidentale è cresciuta nel comfort, sia materiale che psicologico. E così come non siamo disposti a rinunciare ai vantaggi che ci derivano dal depredare i paesi più poveri di noi, così non siamo disposti a rinunciare al pensiero che il nostro sia un mondo sano, nobile e moralmente solido.
Ci piace pensarlo, e siamo disposti ad ingannare noi stessi pur di farlo. Ma in realtà, le vere mele marce siamo noi. Ciascuno di noi, nella sua ipocrisia, contribuisce a perpetuare l’idea che viviamo nel migliore dei mondi possibili, e che gli altri abbiano soltanto da imparare da noi. Mentre quello che abbiamo di fronte è qualcosa di assolutamente orribile e disumano, e purtroppo sono ancora molto pochi quelli che hanno il coraggio di riconoscerlo.
Massimo Mazzucco