“Due pesci davanti a Istanbul” di İlhan Berk
“Guardate il cielo che sovrasta Istanbul
Come gradualmente s’abbassa
Le case e la gente
Vuole osservarle più da vicino

Spunta il centomillesimo mattino del mondo
Alzatevi, alzatevi tutti, piante e animali
Io dico a voi che
Sono una cosa da vedere, i mattini del mondo

Questo cielo che batte sulle nostre acque, gli alberi
Chissà quante domande hanno acceso anche in te
Quante notti insonni ho passato pensando a questa terra
Io stesso

Una volta nel cielo passava una nuvola in corsa
Era chiarissimo, un bambino era venuto al mondo
Prima vide le nuvole sul Passaggio Hıristaki e ne gioì
Poi ci guardò e gli piacque da morire.

Ti chiedi se sei venuto dalle coste del Pacifico
Se sono queste le acque più pacifiche del mondo
Perché te ne stai così in silenzio
Dici che le cose sulla terra non vanno tanto bene?

Vieni, usciamo un po’ io e te,
Conoscerai mille cuori buoni, potrai aprirti
Lo sai da dove viene quest’inquietudine del mondo?
Non ci siamo stretti e conosciuti nemmeno un poco

Viva ancora mille anni questo fronte di Üsküdar
Cos’erano i capelli della ragazza che mi è passata davanti
Li avesse sciolti avrebbe inebriato l’aria
Finché avrò vita, io questa riva non la lascerò

Cos’è questo buio improvviso sul mare
Cos’è questa frenesia tra le platesse
Devo uscire e ripararmi in un punto più nascosto
Capisco che la pioggia cade sulla terra

Sono un pesce, fratelli miei umani, nel Bosforo
Percorro il mondo palmo a palmo
Ora il Capo di Buona Speranza, ora il Grande Oceano, ora Istanbul
Il mio compito: far gioire questa terra”.

İlhan Berk

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