"Tutto ciò che fa parte della religione è prescrizione di precetti morali che provengono da rivelazioni comunicate da chiaroveggenti (profeti) del passato. Si tratta di leggi che arrivano all’uomo dall’esterno.
A questa modalità dogmatica si opponeva la mia concezione dello spirito, che non si accontentava di “rivelazioni altrui” ma voleva sperimentare il mondo spirituale come sperimenta il mondo fisico. E vi si ribellava pure il mio individualismo etico, che riconosceva la vita morale non da comandamenti esterni, ma tramite uno sviluppo dell’essere umano che potesse fare affiorare in lui la sua stessa parte divina.
Io vedevo nel pensiero una opportunità di penetrare nello spirituale: ma per chi non ha come me, la capacità di vivere nello spirituale, questi miei propositi potevano venire visti come mere attività di pensiero. Per chi indaghi il mondo fisico con la sola attività mentale o intelettiva, vi sono entità arimaniche, che subito si inseriscono fra il mondo e la sua anima portandolo alla convinzione che tutto il mondo sia propriamente meccanico. Che tutto sia sorto dal caso e vada avanti come spinto da un inerzia.
In tempeste interiori dovetti preservare la mia visione spirituale da questi esseri. Il cristianesimo che io sentivo, non lo riuscivo a trovare in nessuna confessione religiosa. Dovetti immergermi io stesso nel cristianesimo, nel mondo in cui lo spirito stesso ne parla. Molti credono che io abbia elaborato la visione antroposofica del Cristo, rifacendomi ad antiche tradizioni gnostiche. Ma non è così. Ebbi in quel periodo esperienze spirituali importanti: mi trovai davanti al mistero del Golgota nella sua più intima e profonda solennità della conoscenza. Sentii lo stimolo di scrivere il cristianesimo quale fatto mistico: in quel testo scrissi ciò che potei attingere dal mondo spirituale stesso. Ciò che scrissi e dissi sui vangeli non fu frutto di riflessione, ma di mie ricerche spirituali. E’ importante portare le persone, per gradi, alla conoscenza dello spirito, e di non ammettere nessuno ad un grado in cui si diano le comunicazioni superiori del sapere, se prima non conosca quelle inferiori. La stessa regola che si segue per le scuole statali inferiori e superiori. Io comunque non impegnato di fronte a nessuna confraternita per il mantenimento del segreto, perché non attingevo da nessuna “sapienza antica”. La mia conoscenza proveniva dalla mia propria ricerca spirituale. Solo dopo potei dimostrare una concordanza fra le mie indagini e altri saperi esoterici “antichi”.
Ciò che proviene da una veggenza dell’anima cosciente, come quella realizzata tramite l’antroposofia, è una conoscenza che può essere divulgata senza alcun timore, perché si rivolge ad una sfera dell’anima e ad individui che possono accoglierla e comprenderla solo se in loro vi è una data predisposizione. Essa non reca in sé pericoli di essere usata in modo non pertinente: in realtà di protegge da sé, perché richiede un attiva volontà del ricevente nel poter essere accolta e compresa.
Nella divulgazione della conoscenza che proviene da sfere non coscienti, quindi medianiche o subcoscienti, può invece divenire pericolosa. Tali dottrine possono essere solo accolte dal subcosciente e non da una elaborazione cosciente; serve una guida, un maestro che sappia “formare” un discepolo in grado di saperle accoglierle con l’appropriata preparazione e purificazione. Tutto questo deve essere trattato con grande oculatezza, perché si tratta di forze che possono diventare distruttive se non gestite intimamente da persona a persona, appunto una guida che abbia predisposto un allievo ad accoglierle in modo subcosciente. Quindi sarebbe un errore esporle ad un pubblico non preparato a questo tipo di forze. Esse potrebbero danneggiare gli ascoltatori, anche a loro insaputa.
Gli anni dal 1901 al 1908 furono quelli in cui vissi con tutte le forze dell’anima sotto l’impressione dei fatti e del mondo spirituale che venivano a me. Si svilupparono conoscenze speciali. Il mio stile di scrittura non è tenuto in modo da far trapelare miei sentimenti soggettivi. Mentre scrivo, attutisco ciò che sale dall’intimo calore e dal profondo sentimento, in uno stile asciutto, matematico. Ma solo questo stile può essere un risvegliatore, perché il lettore deve suscitare in se stesso il calore e il sentimento; non può lasciare che, in uno stato di coscienza smorzata, essi vengano in lui “travasati” dall’autore".

- Rudolf Steiner -

“LA MIA VITA” (Autobiografia)